La sola probabilità che fossero scoperte le sue menzogne che aveva raccontato per anni e che la vergogna potesse ucciderlo.
Era questo il motivo per cui il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand aveva massacrato sua moglie e i suoi figli.
Era questo il motivo per cui il 10 gennaio 1993 aveva ucciso anche i suoi genitori
Emmanuel Carrère rimane profondamente colpito da questa storia che decide di raccontarla non come cronaca di un evento, ma attraverso gli occhi di chi lo ha determinato: l’assassino.
La lettura che ne da Carrère è di una personalità tormentata dalla necessità di dover mentire sin dall’infanzia, poi con le menzogne dette in gioventù, dagli esami all’università al fingersi medico e a sua volta fingere ancora per poter ottenere guadagni per vivere.
Si arriva al culmine della profonda inquietudine del protagonista immedesimandosi nei suoi pensieri, scoprendone il suo tormento, il suo avversario vero che l’ha colpito nell’animo facendo scollegare la sua mente dalla realtà e portandolo ad agire nella menzogna.
Perché negare la presenza delle zone d’ombra, ignorarle, e non gestirle col tempo può davvero travolgere e condurre all’irreparabile.
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