Il romanzo si apre con il terremoto del Friuli del 1976 quando la terra ha tremato e il boato della montagna che cede era lo stesso delle bombe che accompagnava le così dette “Portatrici” durante la prima guerra mondiale.
Donne speciali perché conoscono la montagna meglio di qualsiasi soldato, la vivono, la respirano e la affrontano trasportando dalla valle qualsiasi elemento necessario ai soldati in trincea stremati dalla solitudine e da un conflitto che è capace di ucciderli soprattutto mentalmente. Agata è il volto di quelle donne che non conoscono stanchezza, che non hanno più lacrime da versare perché non c’è tempo, la pelle consumata dal freddo della montagna e dalle gerle sulle spalle.
Quelle donne che hanno tutti i diritti di essere considerate al servizio della patria e non degli uomini che non le rispettano. Sono forti, non si arrendono e non si abbattono mai, come le stelle alpine che fioriscono sulle rocce e al freddo.
Un bel quadro di un preciso momento storico, non semplice da trattare, ma che Ilaria Tuti con la sua narrazione intrisa di dolcezza e profondità riesce come sempre a far arrivare al cuore del lettore.
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