Non importa come ha inizio…alcune volte puoi ricordare l’esatto giorno o l’evento che ha determinato…l’inizio di ciò che per te diventa la normalità di voler essere ciò che non è naturalmente possibile. Riconoscersi in un corpo che non è il proprio, trasformarsi, farsi del male, rischiare la morte per vivere appagati. È uno specchio, una bilancia, un pacco di merendine, un messaggio in una chat, il metro di misura di ciò che fa stare bene o meglio, ciò che rende più forti. Basta interrompere questa routine e il castello di sabbia si sgretola, si va in crisi e il corpo cede con i suoi gravi segnali di allarme di chi è solo “affamato d’amore”. Solo chi l’ha vissuto (come l’autrice) e ne è uscito può capire chi lo sta vivendo. Un libro intervista a chi ha esperienza e a chi è nel percorso di uscita dai disturbi alimentari. In alcuni casi la forza di volontà è ben radicata e la strada è spianata verso l’uscita dal tunnel nonché dalle strutture adeguate che si prendono cura di pazienti “particolari” sotto tutti i punti di vista. In altri casi ancora non è ben visibile la strada da percorrere per l’uscita ma prima o poi arriva. Ho letto questo libro proprio a seguito dell’ennesimo probabile caso di morte per disturbi alimentari: parlo di Zhanna Samsonova. Non aggiungo altro, non è facile trattare certi temi e credo che Fiorenza Sarzanini, nella semplicità di una narrazione diretta, abbia adottato la chiave giusta per poter parlare di sintomi e modalità di uscita dal disturbo alimentare. Non farò la morale a nessuno, non posso permettermelo, ma a volte basta alzare lo sguardo o guardare dal verso giusto per notare tante braccia tese verso di noi pronte a volerci sorreggere.
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