“Bevevo perchè mi sentivo triste e inutile e più bevevo più lo ero in un circolo vizioso e scellerato senza fine, […]. Avevo trovato il modo di riempire l’intercapedine che provavo, i pensieri angoscianti erano troppo pesanti da sostenere e grazie al mio abuso erano messi a tacere per qualche ora”. Giulia racconta la sua storia dell’estate 1997 a Viareggio, la storia del suo abuso di alcol a 17 anni. L’inizio di un inferno raccontato nei minimi dettagli perchè ricordi fotografici dettati dalla memoria emotiva dei traumi (ricordi emotivi detti “cigni neri”). Perchè inizia questo incubo per Giulia? E’ l’amore non corrisposto per Luca a renderla debole e a fare in modo che il mostro si insinui in lei rendendola solo in quei momenti di totale incoscienza, sicura e onnipotente, capace di divertirsi fino a notte fonda perchè pervasa dalle sostanze alcoliche. E’ anche l’estate dei falò in spiaggia, delle serate in discoteca, ma tutto viene offuscato dai momenti di totale assenza per ore perchè svenuta per i troppi drink. Ma cosa c’è alla fine di queste serate? Al risveglio? Uno specchio in cui vengono proiettate tristezza e solitudine del periodo di vita più difficile per una persona.
Una bellissima presentazione di un libro che ho letto in un giorno (o meglio in un “sorso”) fatta anche di confronti con dati alla mano, sull’abuso di alcol tra i giovanissimi con l’obiettivo da parte dell’autrice di sensibilizzare il più possibile alla conoscenza dei danni che può causare questa dipendenza.
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